Mentire è diventato parte integrante della nostra vita e spesso lo percepiamo come qualcosa di insignificante e innocuo. Tendiamo a pensare che solo una piccola percentuale di persone sia incline all'inganno, ma la ricerca dimostra che mentire è un fenomeno comune che colpisce anche i più onesti tra noi. Nel suo libro The Real Truth About Dishonesty, il professore di economia comportamentale Dan Ariely esplora il motivo per cui siamo tutti, in un modo o nell'altro, inclini a piccoli imbrogli.
L'idea principale del lavoro di Ariely è che quasi tutti ingannano, ma il più delle volte ciò avviene attraverso piccoli inganni che non sono visibili agli altri. Sono poche le persone che commettono frodi gravi, ma sono proprio queste piccole violazioni morali a causare i danni più grandi alla società. Ariely sostiene che la percezione pubblica della menzogna come un vizio commesso da pochi è fuorviante e che la vera minaccia alla moralità della società deriva dalle piccole bugie quotidiane.
Per illustrare la sua idea, cita un esempio raccontatogli da uno dei suoi studenti. Il fabbro che ha forzato la serratura della casa dello studente ha affermato che le serrature sulle porte servono a impedire che persone "quasi oneste" cadano in tentazione. Queste persone "quasi oneste" potrebbero decidere di rubare se non vengono fermate da una barriera fisica. Ma per le persone inclini ai furti, le serrature non rappresentano un ostacolo.
Ariely ha condotto esperimenti che hanno dimostrato che le persone che hanno la possibilità di imbrogliare senza timore di essere scoperte, spesso lo fanno senza nemmeno rendersi conto della portata della loro disonestà. In un esperimento, ai partecipanti che stavano risolvendo dei problemi è stato permesso di distruggere le loro bozze per nascondere i propri errori. Ciò ha permesso loro di ottenere risultati migliori rispetto al gruppo di controllo. Tuttavia, quando ai partecipanti veniva offerto un prezzo elevato per aver risolto con successo i problemi, la loro tendenza a barare diminuiva. Ciò suggerisce che quando il vantaggio della menzogna diventa chiaro e concreto, le persone sono più propense a essere oneste.
È importante notare che la tendenza a mentire aumenta quando una persona si accorge che anche gli altri intorno a lei mentono. Ariely sostiene che la coscienza collettiva gioca un ruolo fondamentale: se qualcuno imbroglia, anche gli altri potrebbero ritenere accettabile tale comportamento. Ad esempio, in un esperimento, un finto "studente" mentì affermando di aver risolto tutti i problemi, aumentando così significativamente la probabilità che altri partecipanti seguissero il suo esempio.
Come possiamo contrastare questo fenomeno? Ariely sottolinea che i normali ammonimenti e la moralizzazione non producono risultati efficaci. Tuttavia, un semplice promemoria delle norme morali può rivelarsi molto efficace. In un esperimento, è stato chiesto ad alcuni atei di giurare onestà sulla Bibbia, e questo li ha resi più onesti. L'effetto di questo metodo era particolarmente evidente quando il promemoria morale veniva impartito proprio al momento della decisione.
Sono dunque i piccoli inganni a distruggere le fondamenta sociali e la lotta contro questo fenomeno richiede non solo il rispetto delle norme, ma anche la creazione di meccanismi che ci ricordino l'onestà nei momenti più critici.