I bambini piccoli spesso ci sembrano indifesi e inconsapevoli, ma le ricerche dimostrano che la loro capacità di comprendere il linguaggio e il mondo che li circonda è molto più grande di quanto crediamo. Anche se un bambino non è ancora in grado di parlare, il suo cervello elabora attivamente le informazioni e memorizza nuove parole.
In passato si riteneva che la percezione del linguaggio nei neonati si sviluppasse gradualmente, partendo praticamente da zero. Tuttavia, gli scienziati hanno scoperto che il loro cervello utilizza le stesse strutture per comprendere le parole del cervello degli adulti. Ciò significa che il bambino non si limita a sentire i suoni, ma ne comprende anche il significato al suo stesso livello.
Gli specialisti dell'Università della California hanno condotto uno studio in cui hanno monitorato l'attività cerebrale di bambini di età compresa tra i 12 e i 18 mesi. Durante l'esperimento, sono state mostrate loro delle immagini e sono stati pronunciati i nomi degli oggetti. Se la parola non corrispondeva all'immagine, la reazione del cervello del bambino era simile a quella di un adulto in una situazione simile.
Questa scoperta conferma che i bambini piccoli non solo afferrano il significato di ciò che viene detto, ma formano anche un proprio “database” di parole. Gradualmente si espande, permettendo al bambino di iniziare a parlare. In effetti, il processo di acquisizione del linguaggio inizia molto prima delle prime parole consapevoli.
Questi risultati possono svolgere un ruolo importante nella diagnosi precoce dei disturbi del linguaggio e dell'autismo. Comprendendo come il cervello del bambino risponde alle parole e alle immagini, gli scienziati saranno in grado di sviluppare test più accurati per individuare eventuali problemi nelle prime fasi dello sviluppo.
In questo modo, i bambini sono molto più ricettivi di quanto si pensi. I genitori devono ricordare che, anche se il bambino non parla ancora, sta imparando e memorizzando attivamente tutto ciò che sente. Questo è un altro motivo per parlargli più spesso, leggendogli libri, raccontandogli storie e spiegandogli il mondo che lo circonda.